Sembra una storia dei folli anni ’90 o dei primi anni 2000 del ciclismo, ma è accaduta venerdì. L’italiano Andrea Piccolo del team EF è stato fermato nella sua auto in possesso di ormoni della crescita. La squadra americana ha immediatamente annunciato su X che il contratto di Piccolo era stato rescisso.

Visto l’immediato licenziamento, sembra che le autorità non abbiano lasciato senza esito l’indagine sull’auto di Piccolo. Il 23enne italiano era già stato in conflitto con la dirigenza della squadra a marzo per l’uso di droghe.

All’epoca era stato sospeso senza stipendio per aver assunto un farmaco per dormire, vietato dal regolamento interno della squadra. Tuttavia, il farmaco non era presente nell’elenco delle sostanze proibite dell’Unione Ciclistica Internazionale (UCI), motivo per cui la squadra non ha potuto licenziarlo.

“Per motivi legali, in conformità con il contratto standard dell’UCI per i ciclisti, non abbiamo potuto rescindere il suo contratto in quel momento”, ha scritto la squadra su X.

Piccolo è stato autorizzato a tornare in primavera e ha persino corso il Giro d’Italia per la squadra. Ma ora la collaborazione è finita.

I problemi di doping nel ciclismo sono diventati noti dopo lo scandalo Festina durante il Tour de France del 1998. Da allora sono venuti alla luce molti casi di doping, tra cui quelli di Lance Armstrong, Bjarne Riis e Jan Ullrich.

“Il 21 giugno Piccolo è stato fermato dalle autorità italiane mentre attraversava il confine del Paese perché sospettato di trasportare ormoni della crescita”, ha scritto la squadra in un post: “La nostra organizzazione coopererà pienamente in tutti gli aspetti dell’indagine e incoraggiamo Andrea a essere aperto e onesto con le autorità antidoping”.